L’imperdibile monografia “Alexander McQueen: Fashion Visionary” ripercorre nel dettaglio la brillante e controversa carriera di Lee McQueen, tragicamente scomparso nel 2010, offrendo uno sguardo inedito sullo sconfinato talento dell’enfant terrible del British design.
Alexander McQueen – The Legend and The Legacy
Per Judith Watt, docente in Storia della moda alla Central Saint Martins di Londra, non è stato affatto semplice decidere di intraprendere un progetto monografico così complesso sulla visione di Alexander McQueen, il cui improvviso suicidio ha lasciato ferite emotive non ancora del tutto rimarginate.
Molte sono state le pressioni da sopportare, molte le reticenze di chi, tra gli amici e collaboratori più fidati del noto stilista, non volevano svelare aspetti della sua vita professionale finora rimasti sconosciuti.
Grazie ad una ricerca metodica e scrupolosa, Judith è tuttavia riuscita caparbiamente nel suo intento, ricostruendo cronologicamente e con metodo obiettivo le fasi salienti della carriera di Lee Alexander McQueen, addirittura scoprendo alcuni straordinari bozzetti totalmente inediti.
L’eccellente monografia illustra il lato più magico e visionario, e al tempo stesso umano, di McQueen, un eccentrico genio dall’immaginazione vivida la cui mente era costantemente proiettata nel futuro e le cui conoscenze tecnologiche (“Don’t call me an artist, I’m a very good technician”) gli conferivano la potenzialità di trasformare le sue visioni in realtà.
Oltre alle ispirazioni e alle tecniche che si celavano dietro le sue incredibili collezioni, nel volume sono inoltre descritte, con immagini vivide e dovizia di particolari, le più drammatiche e accattivanti sfilate del giovane designer, rimaste celebri per la misteriosa e sofisticata teatralità che ogni volta le caratterizzava.
Come si legge nella prefazione di Judith Watt, al pari di Coco Chanel e Yves Saint Laurent, Lee Alexander McQueen è probabilmente ascrivibile tra i pochi designers il cui inestimabile lavoro ha saputo cambiare profondamente l’immagine femminile, rafforzandone forza e fascino.
Esercitando un impatto significativo sul modo di concepire la professione stessa del designer, McQueen ha dimostrato l’importanza fondamentale di credere nella propria personale visione e nella necessità di distinguersi a tutti i costi dalla massa, senza paura, dando sfogo assoluto alla propria arte, nonostante le pressioni delle grandi griffe interessate costantemente a raggiungere il sospirato compromesso tra creatività e profitto.
Un enfant terrible, appunto, stravagante, ribelle ai dogmi della moda e talvolta addirittura shockante, ma anche fragile e soggetto a frequenti crisi depressive, così come leale e capace di schierarsi al fianco di una Kate Moss abbandonata da tutti nel momento dello scandalo, concedendole di sfilare per lui e stregare ancora il pubblico, seppure sotto forma di sensualissimo ologramma.