gareth pugh

Atmosfere drammatiche e intense avvolsero il Palais de Tokyo, nel febbraio 2014, durante l’inusuale sfilata di Gareth Pugh a Parigi. La sua visione, inconfondibile e surreale, prese forma sul catwalk con toni da futurismo goth e filigrane concettuali di sapore aristocratico. Un linguaggio maturo e tagliente, scandito al ritmo di un’imprevista pioggia d’autunno.

Un mood onirico ed inquieto si diffuse in attesa dell’inizio della sfilata. Nel vuoto silenzioso che accoglieva gli ultimi, frenetici preparativi, fu Parigi stessa offrire il suo inaspettato contributo alla teatralità dell’atmosfera che si respirava nella sala: fuori la pioggia iniziò a cadere ritmicamente, battendo sul tetto, scandendo il tempo con suoni sinistri.

Protagonista Kaley Chabot

La top model aprì la sfilata per prima, camminando in silenzio, fendendo l’aria resa un po’ nebbiosa dall’incenso, che con spirali fumose aveva iniziato a spandere intorno il suo profumo mistico. Si poteva sentire solo il rumore secco dei tacchi sul pavimento, mentre in sottofondo arrivavano le note di “Llorando” – versione spagnola della Crying Over You di Roy Orbison, dalla soundtrack del cult-movie di David Lynch, Mulholland Drive – mixate al suono di canti e gong tibetani.

Lei era una sposa in nero, in abito lungo, notturna e dal viso velato. L’alto copricapo in stile bretone-medioevale, la faceva assomigliare a un’inquietante creatura aliena.

Poi entrarono una serie di iconiche gothic geishas, dando vita alla visione spigolosa e primitiva di Gareth: maquillage Kabuki, volti morbidamente velati, chignon laccati e trafitti da frecce d’argento acuminate.

In sequenza, sfilarono mise che emanavano un fascino decisamente aristocratico: giacche in pelle, scolpite, con collo a Kimono, casacca-bustier con fluttuanti maniche simili a tentacoli, mantella in seta cloquè in nero ed argento evocante l’idea di un’armatura da guerriero sci-fi. Pantaloni a zampa con orlo a strascico e corsetti aderenti, delineavano invece silhouette affilate e un po’ vampiresche.

Per la sera, abiti lunghi e severi, neri o color rosso sangue accesero i corpi con un tocco di romanticismo fiammingo: collo alto, corpino attillato e gonna ampia con strascico, tuniche lunghe e fluide che scivolavano sinuose. Un dettaglio di frange in camoscio sulla schiena e booties in pelle nera con tacco alto ad artiglio in metallo, completavano questa collezione SS13 dall’estetica oscura e sognante e dal retrogusto chic.

Gareth Pugh non rinunciò decisamente a stupire, esprimendo il suo amore per le forme geometriche e gli abiti scultura che distorcono il corpo fino a renderne le fattezze quasi irriconoscibili. La sua predisposizione all’eccesso trasforma ancora oggi il fashion design in esperimento d’arte, in alcuni punti accarezzato da un’eleganza estrema.