Dopo la terribile tragedia del 13 Gennaio 2012, il relitto della Costa Concordia è rimasto per 2 anni e 4 mesi di fronte all’Isola del Giglio, per poi essere rimosso a Maggio del 2014 ed essere trasportato a 370 km di distanza, fino a Genova, per essere smantellato. La sorte del relitto era stata decisa dal Consiglio dei Ministri e fu annunciata per prima da un’esclusiva del Sole24Ore.
Le preoccupazioni di Legambiente
Anche Legambiente plaudì all’operazione, che era stata purtroppo prima rimandata in diverse occasioni e dichiarava sul suo sito: “Finalmente una gran bella notizia per la Concordia, che verrà rimossa dall’isola del Giglio per essere portata nel porto di Genova. Siamo ben contenti che si sia scelta l’opzione italiana, che di certo contribuirà anche a favorire lo sviluppo di una nuova filiera economica ed occupazionale nel nostro Paese e a cancellare la vergogna delle rottamazioni a buon mercato in paesi meno attenti alla sicurezza degli addetti e alla sostenibilità delle operazioni di gestione dei relitti” – dichiarò Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente – “Non dimentichiamo però che nei serbatoi della nave da crociera si trova ancora una grande quantità di idrocarburi e altre sostanze inquinanti che minacciano l’ecosistema marino.”
La contaminazione ambientale è stato un problema che si è subito presentato, dopo l’affondamento della nave da crociera, a causa delle sostanze tossiche e nocive che si sarebbero potute sprigionare da tutti gli oggetti caduti in mare. Ricordiamo che già a quattro mesi e mezzo dall’incidente, tuttavia, nel Maggio dello stesso anno, era stato prontamente rimosso tutto il gasolio dai serbatoi, onde evitare un massiccio disastro ecologico ed ambientale, nell’eventualità in cui fosse fuoriuscito.
Già nel 2013 si parlava di “alterazione morfologica della roccia, distruzione degli habitat ivi presenti, tra cui 7.500 metri quadrati di Posidonia oceanica e moltissimi esemplari di Pinna nobilis, mollusco a rigorosa protezione.”
“Legambiente vigilerà e seguirà con i propri mezzi le fasi di trasporto del relitto per verificare che le operazioni avvengano in modo sicuro ed efficace” -dichiarava Sebastiano Venneri – “e non si verifichino rilasci di sostanze inquinanti durante il trasporto. Ma la vicenda della Concordia non si chiude con la rimozione e lo smantellamento del relitto, manca ancora il ripristino dello stato dei luoghi, la bonifica delle opere, la rimozione del cantiere e soprattutto il risarcimento del danno ambientale.”
La definitiva distruzione del relitto è avvenuta il 17 Luglio 2017 e le 50mila tonnellate di acciaio recuperate sono state riciclate per l’80%.