One planet food è un progetto lanciato dal WWF al fine di promuovere un’alimentazione sostenibile. Sul sito del WWF Italia dichiarano infatti che “il cibo che scegliamo – e ancor di più quello che sprechiamo – rischia di affamare il Pianeta e i suoi abitanti. Se, infatti, la maggior parte di noi è consapevole di come le auto, le fabbriche e i processi produttivi provochino emissioni di gas serra e inquinamento, è meno noto come le attività connesse all’allevamento e all’agricoltura rappresentino oggi la principale minaccia ambientale per il Pianeta”.
Quanto pesa la produzione
La produzione di alimenti influisce del 38% sullo sfruttamento delle terre emerse, mentre l‘agricoltura nel corso degli anni ha trasformato il 70% dei pascoli, il 50% delle savane , il 45% delle foreste decidue temperate e il 25% delle foreste tropicali. E questo è un fattore che viene considerato “distruttivo” per gli ecosistemi. Ovviamente però l’uomo per poter sopravvivere deve alimentarsi e allora come può fare per evitare di continuare a produrre un impatto ambientale disastroso?
Ridurre gli sprechi
Bisogna ridurre gli sprechi, soprattutto nei Paesi industrializzati, in cui spesso l’abbondanza non fa tenere conto del cibo che giornalmente viene lasciato a marcire in dispense o frigoriferi. Si stima che in Europa il 40% degli alimenti che vengono buttati scadono dentro le case di chi li acquista, a differenza invece delle nazioni povere, in cui lo spreco si verifica a causa di strutture non funzionanti, che portano alla perdita dei raccolti. Un altro suggerimento che giunge dal WWF è la necessità di ridurre la carne, soprattutto quella bovina “evitando i cibi eccessivamente elaborati e trasformati, diversificando il pesce che si acquista (evitando le specie sovrasfruttate) riscoprendo un’alimentazione ricca di vegetali di provenienza locale e di stagione, misure che possono migliorare la nostra salute e al contempo ridurre i costi ambientali del sistema agroalimentare”.
Purtroppo ancora oggi in molti Paesi del mondo la fame è un problema serio che attanaglia quotidianamente le popolazioni e si stima che per il 2050, a causa dell’aumento del numero di abitanti sul pianeta, le popolazioni che non riusciranno a mangiare aumenteranno, addirittura fino ad arrivare a 3 miliardi di unità. Il mondo soffre di una mal distribuzione del cibo, di uno sfruttamento cronico di terre, ma anche dello spreco di acqua, che in alcuni territori non è presente nemmeno per bere.
Portare avanti un’alimentazione sostenibile dovrebbe essere uno sforzo che tutti i Paesi dovrebbero cercare di attuare, perché anche il settore agroalimentare produce sprechi ed emissioni di CO2 nell’ambiente, che potrebbero essere ridotte attraverso uno sfruttamento più meditato delle risorse disponibili, che purtroppo prima o poi se abusate finiranno.