La società ha sempre avuto bisogno di scuole, sistemi di trasmissione di sapere, informazioni e valori necessari per la sopravvivenza e l’evoluzione. C’è stato un periodo in cui l’insegnamento non era istituzionale ma privato. Esistevano insomma maestri con i propri metodi e i loro programmi particolari. Lo Stato si interessava e vigilava comunque affinché gli insegnamenti fossero conformi ai valori vigenti ma tale controllo era di fatto impossibile, specie quando l’insegnamento era svolto per committenza privata. La scuola collettiva cerca di ovviare tale problema, ma non sempre l’insegnamento è ispirato dal rispetto o dall’adeguazione ai valori comuni. In antichità sorsero ad esempio diverse scuole chiuse e fondamentalmente lontane dalla vita istituzionale, simili a vere e proprie sette religiose. Fu questo il caso della scuola pitagorica.
La fondazione della scuola pitagorica
Fondata a Crotone nel 530 a. C. dal grande filosofo Pitagora, la scuola pitagorica fu la prima scuola globale, cioè interessata a diverse discipline (matematica, geometria, astronomia, musica e, naturalmente, filosofia). L’insegnamento era comunque di matrice orfica, ossia iniziatico e misterico, uno strano ibrido tra corso di studi e aggiornamento religioso. La scuola formava giovani e uomini adulti preparandoli alla scienza e al governo della società. Molte città della Magna Grecia furono infatti rette e governate da allievi pitagorici. Potremmo a questo punto definirla come una scuola di vita, finalizzata allo sviluppo della conoscenza e al governo della società. Forte era pure l’aspetto religioso. Secondo i pitagorici, la conoscenza avvicinava a Dio, purificava l’animo dall’ignoranza e dal male. La scuola poteva essere frequentata da tutti, sia uomini che donne. C’erano però due tipi di lezioni. Quella pubblica (rivolta agli acusmatici), aperta al popolo, e quella privata (rivolta ai matematici), aperta ai soli iniziati, coloro che vivevano all’interno della scuola, sposando del tutto i precetti del maestro Pitagora. Gli insegnamenti del filosofo erano dogmatici, vale a dire assoluti. Nessuno poteva criticarli o metterli in dubbio. Da questa scuola nasce l’ipse dixit (in grego authos epha), ovvere il lui lo disse… Pitagora lo disse. E una cosa che era stata detta da Pitagora non poteva essere negata. I matematici erano tenuti a seguire comportamenti, dieta e ginnastiche precise. Non si poteva ignorare lo stile di vita armonico e prescritto dal filosofo.
Come funziona la scuola di Pitagora
Chi entrava nella scuola pitagorica doveva prima ascoltare. Ascoltare senza parlare. Tale imposizione durava quasi un anno. Dopo questo periodo era possibile interagire con i maestri. Si narra che Pitagora nelle sue prime lezioni non parlasse. Faceva questo per capire la volontà dei suoi studenti. I più infatti lasciavano la scuola dopo due o tre lezioni di silenzio assoluto. I meno superficiali riuscirono a conquistare la fiducia del maestro che li introdusse alla sua dottrina.