A scuola s’insegna la matematica, che tra le altre cose serve per concepire e misurare il tempo. Un’astrazione e una consuetudine che ci aiuta a categorizzare le esperienze della vita in un prima, un durante e un dopo. Il tempo infatti è un’impressione così personale e relativa che sarebbe difficile accordarsi sul suo valore senza un’unità di misura esterna, uguale per tutti. Immaginatevi la scena… L’insegnante inizia la lezione e senza orologio lascia che gli studenti si autoregolino secondo percezione personale. Si decide che lo studente sarà libero di uscire dalla classe quando si accorgerà di essere stanco e che la sua attenzione è irrecuperabile. Qualcuno resisterà un’ora, qualcun altro dieci minuti, altri ancora neanche due minuti. Questo perché il tempo è qualcosa di stupendamente inafferrabile. C’è bisogno di un sistema di misurazione universale, uguale per tutti. Per questo è stato inventato il secondo. S’impara così che la giornata è fatta di ventiquattro ore, che ogni ora è fatta da sessanta minuti e ogni minuto da sessanta secondi. In questo modo possiamo organizzarci e capire molto su cosa stiamo facendo, quanto questa occupazione ci sta impegnando e quanto ci rimane ancora da fare. Cose del genere. Ironia della sorte è proprio nella scuola italiana che le cose non tornano.
Quanto dura un’ora di lezione? Dipende, dalla Regione, dalla classe e dalle decisioni del dirigente
Nelle scuole elementari e nelle medie inferiori e superiori vige la flessibilità e l’ora di lezione è di durata variabile, dai cinquanta ai cinquantasei minuti. A decidere è il singolo istituto in virtù della legge sull’autonomia. Come mai si sottrae tempo all’ora? Tutto è nato per le superiori. Recuperare minutini qui e lì per dare spazio all’intervallo, anticipare l’orario di uscita o rattoppare mancanza di insegnanti. Con le riforme dello Stato (la Riforma Germini, in primis), per risparmiare luce, acqua e altri soldi destinati a maestri, professori e bidelli, il taglio di minuti è stato esteso fino alle elementari. Si è ridotto il monte ore degli insegnanti da trenta a ventisette ore, poi si è tagliato il numero di docenti attribuiti per ogni scuola. Come uscirne? I dirigenti scolastici hanno trovato una sola soluzione possibile. Ridurre l’unità oraria per venire incontro a tutt’altre esigenze. Un esempio concreto… Il minutaggio ridotto è un trucco per racimolare dagli insegnanti in organico qualche ora in più libera per tamponare eventuali assenze di docenti senza dover chiamare un supplente esterno, che ovviamente dovrebbe essere retribuito. Non sarebbe proprio a norma, ma funziona così. E minuto dopo minuto si sottrae tempo all’insegnamento. I programmi però restano gli stessi. A crescere sono la fatica, la fretta e la cattiva istruzione.