La scuola non è stata sempre considerata un’istituzione obbligatoria, né un diritto… Non a tutti era infatti data la possibilità di istruirsi, studiare, imparare e capire il mondo. Ciò non significa naturalmente l’assenza o la disorganizzazione del sistema scuola. Anzi. Prendiamo in considerazione il Medioevo, la lunghissima epoca che trasforma il mondo traghettandolo dall’Antichità alla Modernità, attraverso difficoltà, contraddizioni, evoluzioni e ristagnamenti. Un’epoca che ancora oggi suscita differenti giudizi e sentimenti. Per alcuni si tratta di un periodo “buio”, di regressione sociale e culturale. Per altri il Medioevo rappresenta un’età rivoluzionaria, di consapevolezza intellettuale, immensa sensibilità spirituale e di grandi capovolgimenti storici, fondamentali per l’evoluzione della società umana. Di sicuro fu un periodo d’instabilità politica. Anche nel caso di grandi regni e imperi, al monarca non era data la possibilità di gestire con pieni poteri e mezzi l’ordine sociale e istituzionale. Molte erano le forze centrifughe, i pericoli, i limiti e le paure che condizionavano la vita di sudditi e reggenti. L’autorità non ebbe quindi la capacità di organizzare scuole aperte a tutta la popolazione. Si lottava spesso per la sopravvivenza e per sconfiggere malattia e fame… Di conseguenza la cultura diventò un lusso, una possibilità relativa, vista anche con sospetto da chi intendeva regolarizzare la vita degli uomini su un ideale di povertà materiale e intellettuale, tutto rivolto alla vita ultraterrena. A occuparsi dell’educazione dei giovani fu per questo la Chiesa, che nei monasteri fu l’unica istituzione a preoccuparsi della conservazione, della produzione e dell’insegnamento culturale. Nei monasteri era infatti possibile studiare su testi originali della Classicità, grandi opere greche, latine e della tradizione religiosa cattolica. Durante l’Alto Medioevo esistevano due tipi di scuola canonica. La schola exterior, che accoglieva bambini sia ricchi che poveri, ai quali si insegnava a leggere, scrivere, contare e cantare la messa (per la maggior parte uomini, ma in qualche caso anche donne), e la schola interna, dove venivano istruiti gli oblati, i bambini destinati alla vita monastica o ecclesiastica.
Carlo Magno e la Scuola Palatina
Dopo l’800 fu Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero, a dare nuovo impulso alla scuola, sia grazie all’introduzione della scrittura “carolina”, sia per l’istituzionalizzazione della scuola palatina, dove studiavano nobili e ragazzi assai dotati, coloro che sarebbero diventati grandi cavalieri o feudatari del regno. L’accademia riprendeva il modello pedagogico delle scuole per “adulti” dell’antica Grecia, proponendo una sorta di istituto generale per adolescenti e uomini d’ingegno. Dopo l’anno 1000, si assiste alla differenziazione tra scuola elementare e scuola superiore. I bambini studiavano sempre nei monasteri, i più grandi potevano invece frequentare le scuole dette cattedrali, perché ospitate in edifici o stanze adiacenti alle grandi cattedrali d’Europa. Chi s’iscriveva alla scuola cattedrale poteva specializzarsi nello studio accademico, lambendo materie fondamentali come la logica, la matematica, la filosofia, le lingue antiche, la poesia, e dunque proseguire negli studi pure senza associarsi a un cammino di fede e di voti. Non stiamo ancora parlando di università ma di licei “specifici”. L’insegnamento normale, quello che potremmo considerare il ginnasio, era strutturato in modo assai particolare e preciso. Il programma insisteva sulle basi classiche, quelle dettate dal modello dell’oratore latino Quintiliano, cioè la grammatica, la retorica e la logica che raggruppate insieme formavano le arti del trivio. Dopo questi studi si iniziavano a studiare le materie scientifiche ossia l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la musica, chiamate arti del quadrivio. Donne e fanciulli più poveri non avevano però modo di frequentare queste scuole. I genitori preferivano impiegarli da subito nella vita domestica ed economica e avviarli al matrimonio o al lavoro. Per la scuola non c’era tempo…