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Nel 2016, l’allora ministro Giannini ha firmato il nuovo decreto per l’abilitazione nazionale all’insegnamento universitario. Le regole in vigore sono state modificate per rendere la procedura più snella e veloce: le commissioni preesistenti, però, erano state prorogate per evitare di far perdere ulteriore tempo ai candidati in attesa. Le nuove regole erano state stilate sulla base delle analisi proposte dalle Commissioni parlamentari e sono state attuate già dalla successiva tornata di abilitazioni.

Insegnare all’università? Servono nuove regole

Le regole varate dall’ex ministro Gelmini, con la riforma dell’università del 2010, sono realmente state testate solo nel 2012. Le prime due tornate di abilitazioni nazionali hanno dimostrato, però, i limiti di questo progetto. Tempi lunghi e procedure difficoltose hanno prodotto, oltre a forti ritardi, anche un alto numero di ricorsi, sintomatici delle problematiche dei regolamenti in vigore. I lavori delle commissioni, inoltre, si sono prolungati a dismisura ritardando l’accesso agli studenti meritevoli di entrare a far parte del mondo accademico.

Per questo motivo servivano regole nuove che permettessero processi più snelli e rapidi. Tra le principali novità spiccavano:

  • abilitazione a sportello: le commissioni saranno in seduta permanente; le domande da parte dei candidati si apriranno periodicamente
  • allungamento dell’abilitazione
  • revisione dei parametri di valutazione
  • revisione della composizione delle commissioni
  • maggiore differenziazione, nelle modalità di valutazione, tra settori bibliometrici e non bibliometrici

Questi sono alcuni dei parametri che furono presi in considerazione. Per l’attuazione delle nuove regole si procedette tramite i suggerimenti delle Commissioni Parlamentari che stavano lavorando sulla questione. L’idea era quella di dare vita alle nuove regole in tempi stretti.

La volontà, come espresso dall’ex ministro, era quella di poter attuare già dalla successiva tornata le nuove regole che permettevano un accesso più rapido e meno complesso, cosa che permetteva a loro volta, alle università, di assumere nuove leve all’interno dei loro collegi accademici.

Proroga dei lavori delle commissioni attuali

Non ci fu nulla da temere per i 16.000 candidati della seconda tornata che stavano attendendo l’esito della propria abilitazione. Il lavoro delle 184 commissioni fu prorogato. La proroga voluta dall’ex Ministro infatti, permise alle commissioni già presenti di continuare a lavorare, chiudendo al più presto la seconda tornata di abilitazioni in cui furono impegnati un gran numero di candidati.